Beni Culturali Storico-Artistici, 5 domande suggerite da TritticoDelleDelizie (2a parte)

Seconda parte del post dedicato alle domande sui Beni Culturali Storico-Artistici suggerite da Edi Guerzoni, aka tritticodelledelizie. Nella prima parte abbiamo parlato di percorso di studi, sbocchi lavorativi e conoscenze informatiche. Buona lettura!

Quali sono le specializzazioni richieste, soprattutto in Piemonte?

Per quanto riguarda la mia esperienza, ho riscontrato che una delle figure professionali spesso carenti nei musei piemontesi è quella del Registrar. Se sei curiosa, leggi anche qui.

Ciascun museo o bene culturale assimilabile ha però le proprie esigenze specifiche, spesso vincolate alla disponibilità di fondi. Recentemente stanno prendendo piede figure tecniche specializzate “di rete” (ad es. il responsabile per la sicurezza) che vengono cioè incaricate di svolgere la stessa mansione per una certo numero di beni, che in questo modo garantiscono un servizio ammortandone i costi.

Ti suggerisco inoltre di leggere la Carta nazionale delle professioni museali e il Manuale europeo delle Professioni museali pubblicate da ICOM Italia tra il 2005 e il 2006.

Come promuovere l’importanza del nostro Patrimonio partendo dai piccoli centri?

Quest’ultima domanda la faccio soprattutto perché vivo a San Carlo Canavese (To) e a pochi metri da casa mia c’è una chiesetta dell’XI secolo con affreschi del ‘400 (quelli rimasti, perché è stata intonacata all’esterno e all’interno tra anni ‘60 e ‘70) e, per farti capire, a scuola nessuno ce ne ha mai parlato. Ma questo è solo un esempio.

La Regione Piemonte ha stimolato la valorizzazione dal basso promuovendo le reti culturali integrate che coinvolgono enti di diversa natura (comuni, associazioni, musei, scuole ..) coordinati da un soggetto capofila e da un animatore di territorio. Il loro obiettivo è quello di dare visibilità ai beni e alle attività già programmate, coinvolgendo tutti i soggetti partner e scambiando servizi. Questo argomento è però piuttosto complesso e richiederebbe una riflessione a parte.

Posso proporti in merito la pagina Regia Regionale alla sezione “Attività e progetti di iniziativa regionale” e il volume dedicato all’ambito Rapporti con il Territorio  scaricabile dall’area Pubblicazioni Standard del Centro Risorse per i Beni Culturali.

A mio parere la percezione del Patrimonio Culturale piemontese è ancora troppo vaga: il pubblico privilegia l’associazione del Piemonte alle Alpi, alla regione dei laghi e alle colline di Langhe, Monferrato e Roero. Il Museo Egizio, il Museo Nazionale del Cinema e la Reggia di Venaria Reale sono alcuni tra i nostri grandi attrattori, ma un enorme numero di beni diffusi non ottiene alcuna visibilità.

Credo che conoscenza e una buona strategia per la comunicazione del patrimonio storico-artistico, naturalistico ed eno-gastromico costituirebbero un ottimo investimento per tutte le amministrazioni locali.


Edi Guerzoni è una ragazza di 19 anni con la passione dell’arte, che ha iniziato quest’anno a frequentare l’Università degli Studi di Torino seguendo un corso di laurea sui beni culturali storico-artistici. Ha scelto il suo nickname “tritticodelledelizie” perché è un’appassionata di Hieronymus Bosch: si riferisce al visionario trittico dipinto dal pittore olandese alla fine del ‘400. Puoi seguirla su Elogio della Follia “quando ho creato il mio tumblr stavo leggendo il famoso libro di Erasmo da Rotterdam, che è di un’attualità disarmante”.

Grazie Edi, di cosa parleremo la prossima volta?

Immagine: Trittico Delle Delizie via Tumblr, Photo and Vector via Shutterstock

2 commenti
  1. A. Davide Madonna
    A. Davide Madonna dice:

    Io una domanda ce l’avrei: una volta completato il percorso di studi ed essermi “formato”, in che modo posso entrare a far parte del circuito di professionisti che opera nel settore culturale?

    Rispondi
    • Enrica Ferrero
      Enrica Ferrero dice:

      Ciao Davide, ti ringrazio per la domanda e moltissimo per il commento al post!

      Come ho già suggerito a Edi, non ritengo profiquo distinguere rigidamente i momenti di pratica e di studio. La rete dei professionisti culturali è a disposizione sul web; in genere Linkedin è una miniera di informazioni. Ma prima ancora che con il loro circuito, io entrerei in contatto con le istituzioni culturali per cui lavorano: questo mi permetterà di avere ulteriori validi argomenti di conversazione durante un colloquio e vederò con i miei occhi in che tipo di ambiente operano. Credo inoltre sia buona prassi collaborare, quando possibile, con i propri formatori, che sono in genere ben disposti ad indirizzare gli studenti verso enti o concorsi.

      E a te invece, com’è andata?

      Rispondi

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