Campagne di Brand Protection: quando essere posizionati nei risultati organici di Google non basta
Se tra gli obiettivi che ti sei dato quest’anno come professionista c’è quello di incrementare i contatti diretti da parte di potenziali clienti, non puoi ignorare il tema della Personal Brand Protection associato alle inserzioni su Google Ads.
In buona sostanza, quando cerchi il tuo nome e cognome su un motore di ricerca, può accadere che tra i primi risultati appaiano anche i contatti di qualcun altro (specie se la combinazione è abbastanza comune, come nel mio caso).
Questo è un problema per qualsiasi azienda o singolo professionista, in quanto l’utente medio intenzionato a mettersi in contatto attraverso Google, supponendo di cliccare su un sito ufficiale, sceglie in genere il primo risultato di ricerca che gli si presenta davanti, tanto da desktop che da mobile.
Le campagne di Brand Protection in Google Ads
In una strategia di Personal Branding è consigliabile adottare campagne di Brand Protection sia nelle fasi iniziali che in quelle più avanzate.
Nelle fasi di avvicinamento infatti, accade che i potenziali clienti cerchino informazioni su di noi online, digitando più o meno correttamente il nostro nome e cognome, il nostro job title oppure attraverso la descrizione della nostra professione.
Quando invece otteniamo il nostro posizionamento sul mercato, potremmo essere costretti ad attivare una campagna di protezione del marchio aziendale nel momento in cui altri siti, concorrenti o aggregatori acquisteranno parole chiave con il nostro Brand, comparendo nei risultati di ricerca con annunci sponsorizzati sopravanzati ai nostri risultati organici.
La buona notizia è che investire in una campagna di Brand Protection è relativamente economico per il titolare del Brand, al contrario che per i suoi concorrenti.
Oltre al posizionamento organico in SERP
L’obiezione più frequente sull’adozione di campagne di Brand Protection riguarda i risultati organici già ottenuti, specie quando sono molto buoni. In fondo, non sembra esserci tanta distanza tra questi ultimi e gli annunci a pagamento. Oppure no?
Ci sono tre aspetti da prendere seriamente in considerazione:
- Moltissimi utenti, quando fanno ricerche su internet, agiscono impulsivamente e trascurano i particolari: in genere cliccano sul primo risultato che trovano senza porsi il problema che il link porti o meno al sito che stanno cercando.
- Google, attraverso gli annunci Google Ads, permette all’inserzionista di controllare e personalizzare il contenuto che l’utente vedrà associato al link, rendendo i messaggi molto più efficaci in ottica di comunicazione e marketing.
- Navigando da dispositivi mobili, il primo annuncio a pagamento occupa completamente la prima schermata. Questo significa che per trovare il primo risultato organico disponibile l’utente deve necessariamente scrollare la schermata dello smartphone verso il basso la pagina.
Come ogni bravo advertiser ti potrà confermare, Google Ads offre un sistema di pagamento della pubblicità a consumo, pay per click, ovvero chiedendoti di pagare solo quando le inserzioni ricevono uno dei tanti agognati click.
Se ne ricevi molti, perché il tuo Brand è molto richiesto, con ogni probabilità otterrai anche molti contatti diretti e potrai chiudere un bel numero di collaborazioni o forniture; al contrario, se ricevi pochi click, spenderai poco o nulla, ma avrai comunque salvaguardato il tuo marchio personale o aziendale.
Il mio consiglio è di metterti in moto prima che lo facciano altri, obbligandoti a correre ai ripari, anche se il motore di ricerca mette a disposizione un meccanismo di protezione del marchio, che se attivato blocca l’uso di alcune chiavi Brand all’interno del testo degli annunci.
Perché i tuoi concorrenti possono sempre usare il tuo marchio contro di te, semplicemente acquistando spazio sugli schermi di chi ti cerca su Google.
Se vuoi saperne di più su Google Ads e le campagne di Brand Protection ti suggerisco il libro Google Ads. Annunci ricerca e display. Costruisci, converti e analizza le tue campagne pubblicitarie di Francesco Gavello, edito da Dario Flaccovio e disponibile su Amazon, per il quale ho scritto un contributo su questo specifico tema.
Vuoi davvero fare Branding?
Ti interessa ragionare su temi come questi e investire sul tuo Personal Brand, in termini di analisi e strategia? Contattami tramite questa pagina e valuteremo insieme un percorso di consulenza o di formazione personalizzata.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!