Marketing e arte: Chupa Chups e Salvador Dalì

Chi ha detto che l’arte non può essere una delle componenti del marketing (e viceversa)? A partire da questa idea ho iniziato una ricerca in rete combinando insieme le due parole. Ecco che cosa ho trovato.

Il post che compare per primo è quello della Cooperativa Sociale Cabiria, impresa etica di Parma specializzata in servizi per la comunicazione e la pubblicità, che parla di Salvador Dalì e della famosa marca di caramelle Chupa Chups.

Mi era già capitato di approfondire la storia di questo marchio durante la preparazione dell’intervento in Academy Studio Samo dedicato a come creare una Visual Identity per il Brand. Secondo MiniMegaPrint – il blog sulle arti visive, l’advertising e la stampa digitale, da cui ho preso spunto per la selezione dei marchi, la famosa margherita dovrebbe essere annoverata tra i dieci migliori loghi di sempre.

Riguardo Salvador Dalì, gli avevamo già dedicato un piccolo approfondimento citando l’articolo di C.S. Jones per Creative Market – the world’s marketplace for design.

Chupa Chups e Salvador Dalì

L’idea di partenza per questo post era in effetti quella di capire come il marketing potesse supportare l’arte. A questo proposito, sono incappata in alcuni titoli, servizi e post interessanti, come “Il marketing dell’artista: come trasformare una pittrice in un brand” di Fulvio Fortezza su Experyentya e “Come usare i social media per l’arte: vantaggi, strategie e best practice” di Virginia Dara su Inside Marketing.

In questo caso parliamo però di attività di marketing e di produzione artistica, intesa appunto come produzione di Salvador Dalì finalizzata alla creazione del logo.

Se fai la mia stessa ricerca ti troverai davanti a un’infinità di articoli e di immagini vintage. Personalmente credo che l’articolo più completo, come spesso accade quando si tratta di identità di marca, sia quello apparso sul portale Brand Identikit.

L’autore del post racconta di come nacque l’idea di porre un dolce caramellato su un bastoncino, la storia dei marchi depositati “Lollipop”, “Gol” e Chupa-Chups e quella aziendale di Enric Bernat.

Riguardo all’intervento grafico di Salvador Dalì, in particolare si legge:

Successivamente (siamo nel 1969), il nome definitivo “Chupa-Chups” necessitava di un intervento grafico per renderlo più accattivante, così Bernat decise di rivolgersi al suo amico Salvador Dalì (1904-1989), l’eclettico e stravagante artista surrealista, anch’egli catalano, il quale – durante un pranzo con Bernat – nel sol tempo di un’ora aveva disegnato su un foglio di giornale la celebre sagoma a forma di margherita.

La storia dello sketch su un foglio di recupero durante un pranzo informale è ricorrente. Di certo Salvador Dalì non si è improvvisato grafico, anzi: fu molto attivo nelle arti grafiche, realizzando molte incisioni e litografie.

Mentre però le sue prime stampe erano di qualità paragonabile a quella dei dipinti, con il passar del tempo decise di vendere solo i diritti delle immagini e di non essere personalmente coinvolto nella realizzazione tecnica.

Il marchio, dopo l’intervento di Salvator Dalì, ha acquisito sia una compatta riconoscibilità sia una connotazione legata al contesto storico degli anni ’70, quello – per intenderci – dei “figli dei fiori”.

Citando il post di Patrizia Anna Coccia per I pirati Grafici, apprendiamo di una scelta strategica vincente, messa in atto da Eric Bernat stesso: istruire i rivenditori.

Per migliorare le vendite, Bernat fece un’altra mossa super intelligente e rivoluzionaria per proporre e vendere le caramelle: istruì i rivenditori sul posizionamento. Per la prima volta, i lecca lecca dovevano stare su un comodo dispenser, facile da posizionare, vicino alla cassa sopra il bancone, e non dietro o sugli scaffali, per essere più a portata di mano ma soprattutto di quelle dei bambini che avrebbero così convinto le madri all’acquisto!

Emanuele Serra di Design Playground cita un altro aspetto: l’idea di posizionare il logo sopra il prodotto e non di lato.

Consapevole dell’impatto, Dalí insistette che il suo disegno fosse posizionato sopra il lecca-lecca, piuttosto che sul lato, in modo che potesse sempre essere visto per intero. Il logo è senza dubbio uno dei progetti di branding più durevoli ed è usato ancora oggi, quattro miliardi di euro di fatturato più tardi.

Ho raccolto le immagini più interessanti su questa bacheca Pinterest.

Nel post della Cooperativa Sociale Cabiria, oltre a Salvador Dalì, vengono menzionati Bob Noorda, che disegnò il logo di Enel, e il futurista Fortunato Depero, che con il suo estro contribuì a rendere noti prodotti come l’Acqua San Pellegrino e il liquore Strega.

Ne parleremo nei prossimi post 🙂

Immagine: Roman Samokhin via Shutterstock

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